Cultura e legalità
di Michele Di Mauro, Staff Prometeo Campania
Saranno
ormai decenni che, guardando la vetrina pubblicitaria
della Regione Campania (pagata dai cittadini), che ad alcuni
piace chiamare TG regionale, si sente parlare di iniziative culturali a
Scampia e di teatri aperti per sottrarre la manodopera ai clan
camorristici...insomma, l'idea che passa è che il Comune e la Regione
spendano tanti soldi per i nostri giovani e per le periferie degradate.
A sentire i vari servizi che ci raccontano di cineforum, percorsi
educativi patrocinati dal buon Samaritano di turno, ci si stupisce
quasi a sentire che la camorra regni ancora in città.
La
verità sulla situazione è ben diversa, come ci testimonia Roberto Saviano nel suo libro "Gomorra". La camorra, con la
'ndrangheta e la mafia, è il vero motore economico del mezzogiorno
d'Italia. Il 30% dell'economia italiana è di origine illegale. L'idea che sia un fenomeno locale, talvolta dai
toni folkloristici, il quale riguarda dei brutti ceffi alle prese col
traffico della droga e che vessano dei poveri commercianti con la
riscossione del "pizzo", è una follia con la quale i mass-media del
governo distorcono la realtà, aggirando la vera natura del problema.
La criminalità organizzata
dell'Italia meridionale non ha nessun profitto diretto dalle entrate
auree del traffico di droga, il quale, tra l'altro, è aumentato
vertiginosamente negli ultimi anni sia per le "leggere" che per le
"pesanti". Camorra, mafia, n'drangheta, Sacra Corona Unita,
sono società quotate in borsa, che operano nell'alta finanza, le quali
reinvestono i soldi raccolti in maniera illegale in attività
assolutamente legali.
Per agire in questo modo, la
concezione dell'associazione per delinquere che si propone
come contraltare dello Stato sarebbe autolesionismo puro. La politica
diventa qualcosa di necessario alla camorra, lo Stato un amico di cui
accattivarsi i favori. I più noti boss campani oggi deridono il modo di
operare della storica Cosanostra, la quale ammazzava magistrati e
poliziotti costringendo lo stato alla repressione.
Oggi i camorristi sono dei veri e propri managers, senza nessun interesse allo scontro con le forze di Magistratura e polizia. Gli interessa pilotare lo Stato, aggiudicarsi appalti e concessioni.
Ecco alcuni dati, tratti dal libro "Gomorra", che vi faranno rabbrividire:
i clan camorristici di Napoli sono i proprietari legittimi di diversi
impianti turistici di lusso in Spagna, dove gestiscono persino le
piazze di spaccio. I clan del casertano reinvestono nel settore
turistico in Scozia, dove hanno alberghi e catene di ristoranti;
acquistano titoli di stato in Polonia e Romania influenzandone le
scelte politiche; gestiscono, in Italia, numerose società edilizie
operananti in un ambito assolutamente legale.
Le associazioni a delinquere
sono le uniche imprese che sono state in grado di esportare capitali e
prodotti italiani all'estero. Sono nel mercato dell'abbigliamento,
gestendo di fatto le fabbriche in cui si producono i prodotti delle
grandi marche, ottenendo in questo modo dei pregevolissimi "falsi
d'autore" che smerciano persino negli USA, con il beneplacito
dell stessa griffe, la quale ne ricava prezzi convenienti al trasporto
e, di conseguenza, nella vendita al dettaglio.
Così, mentre la classe politica
italiana si pone "problemi culturali" ed acquista aerei da caccia
(aerei da guerra) per un valore di dieci miliardi di euro, a noi non
resta che sperare di diventare mafiosi o camorristi a tempo
indeterminato per poterci pagare un mutuo e poter metter su famiglia.
Sperando di non fare la fine di Titta Di Girolamo.
Progetto Prometeo spenderebbe volentieri i € 5000 del calendario delle studentesse per organizzare un dibattito all'università sul tema della criminalità organizzata, invitando magistrati del settore e giornalisti che seguono la tematica. Confederazione, fatti avanti!